La sede storica del Museo Irpino è situata in un edificio di architettura neorazionalista, conosciuto come Palazzo della Cultura inaugurato il 19 dicembre del 1966. La costruzione si sviluppa intorno ad un piccolo cortile centrale: la sezione archeologica occupa l’intero piano terra per una superficie complessiva di circa 2000 mq. Al piano superiore è invece ospitata la sezione presepiale e, sullo stesso piano, è presente anche la mediateca con 10 postazioni per la navigazione, 3 postazioni per l’archiviazione ottica e la redazione di ipertesti, una videoteca e una fonoteca.
Al secondo piano si trova la biblioteca provinciale “Scipione e Giulio Capone”, mentre al piano seminterrato si trovano l’emeroteca e la biblioteca dei ragazzi.
Storia del Palazzo della cultura
Il Palazzo della Cultura, situato nel luogo un tempo occupato da parte dell’orto botanico di Età borbonica, venne progettato dall’architetto Francesco Fariello vincitore nel 1955 del concorso nazionale per il progetto del nuovo edificio “Museo Irpino e Biblioteca”, indetto dall’Amministrazione Provinciale di Avellino.
L’architetto propose un edificio di dimensioni contenute per rispettare le preesistenze arboree del sito. L’impostazione progettuale portò a predisporre un unico ingresso e blocco scala per l’intera struttura senza impedire soluzioni distributive funzionali, consentendo la realizzazione di un ampio giardino aperto per offrire al pubblico punti di vista accessibili per godere di quadri naturali e bellezze panoramiche sul vallone attraversato dal fiume Fenestrelle. Il progetto prevedeva inoltre anche un orto/teatrino di verzure purtroppo mai realizzato.
Biblioteca provinciale Scipione e Giulio Capone
Incontro tra conservazione e futuro
La Biblioteca Provinciale di Avellino racconta la storia di un territorio attraverso le pregevoli donazioni di illustri irpini che della bibliofilia, dell’interesse per la storia della propria terra, del coinvolgimento per le arti, le scienze e le lettere hanno fatto il motivo della propria vita.
La prima donazione importante per contenuti e quantità è la donazione Capone fatta nel 1910 da Adele Solimene a nome del marito Scipione Capone e del figlio Giulio. I 30.000 volumi sono stati inventariati e divisi in 3 macro aree da Salvatore Pescatori e Francesco Scandone.
Esempi interessanti della raccolta sono: “Erbario figurato, un trattato di medicina e una raccolta di ricette varie” del XV secolo proveniente dall’Alta Irpinia; “Laudes” di Jacopone da Todi, manoscritto cartaceo della prima metà del XV secolo; l’incunabolo del 1494 “Dialogus in astrologie defensionem” del bagnolese Giovanni Battista Abioso; le “Croniche di Monte Vergine” di Gian Giacomo Giordano del 1649.
Nel 1913 la biblioteca viene aperta al pubblico e affidata a Salvatore Pescatori; nel tempo si sono aggiunte molteplici donazioni importanti, che insieme agli acquisti hanno creato un patrimonio di circa 300.000 volumi tra monografie e riviste. Ricordiamo grandi benefattori come Enrico Cocchia, Giuseppe Pennetti, Goffredo Capone e Andrea che dona l’intera collezione del padre Filippo Capone, Giuseppe Passaro, Michele Severini, Nicola De Conciliis, Giuseppe Salomone, Gaetano e Giovanni Trevisani, Carmine Modestino, Giuseppe Zigarelli, Tozzoli, Carlo del Balzo, Michele Pironti, Raffaele De Maio, Augusto Guerriero, Vincenzo Cannaviello, Antonio e Agostino Pennetta, Giuseppe Aiello, Fausto Grimaldi, Convenevole, Fiorentino Sullo, Nicola Mancino.
Nel 1919 un prezioso tassello si unisce alla rete culturale che si va formando: la donazione Tozzoli. La famiglia di Calitri vanta una biblioteca di particolare pregio che raccoglie testi, opuscoli e la preziosa collezione libraria di Michele Tafuri, nonno di Enrico.
In essa troviamo un’emeroteca rarissima con giornali stampati a Napoli tra il 1817 e il 1885 come la “Cronaca Sibarita”, “Fanfulla”, o ancora il giornale fondato e diretto da Francesco De Sanctis “L’Italia” e carteggi tra i quali l’epistolario di Gian Bernardino Tafuri, collaboratore di Ludovico Antonio Muratori. Nel 1923 Anna dona la collezione del padre Carlo Del Balzo, avvocato, giornalista, letterato e politico, che conta 8000 volumi e un carteggio di notevole pregio. Libri antichi e prime edizioni si affiancano ai volumi danteschi che vanno a creare l’imponente opera “Raccolta di poesia di mille autori intorno a Dante”. “Rivista nuova di Scienze, Lettere ed Arti”, fondata dal Del Balzo nel 1879 rivela in modo chiaro le collaborazioni dell’avvocato caudino con gli intellettuali contemporanei come Giovanni Verga, Luigi Capuana, Matilde Serao, Max Nordou, Jules Lermina dei quali si conservano scritti privati e opere manoscritte, ad esempio “La Lupa” di Verga e “Cuoio di Russia” di Matilde Serao.
Nel 1932 la biblioteca acquista la libreria di Giuseppe Masi con i manoscritti di Raffaele Masi in cui si annoverano sei lettere autografe di Alessandro Manzoni e dei suoi figli a Raffaele Masi. L’archivio conserva gelosamente i manoscritti di Francesco Scandone che, con i suoi studi sulla storia di Avellino e dei Comuni irpini, è unico riferimento. Il fiore all’occhiello è certamente la raccolta De Sanctis, formatasi con le donazioni di Agnese e Carlo De Sanctis, grazie all’intermediazione di Benedetto Croce e del primo bibliotecario Salvatore Pescatori. Ad Avellino giunge il nucleo dei manoscritti del critico letterario: le opere giovanili, “Saggio introduttivo su “Le Ricordanze” di Settembrini”, “Saggi Leopardiani”, “Frammenti della traduzione del Faust di Goethe”, una parte dell’epistolario e infine “Un viaggio elettorale”.
La nuova sede dell’emeroteca, inaugurata nel 2015 è intitolata al compianto sindaco di Avellino Antonio Di Nunno: conta circa 2000 testate tra quelle aperte e quelle cessate. Tra queste si annoverano giornali locali, tra cui il “Corriere dell’Irpinia”, diretto da Guido Dorso a cui successe Alfonso Carpentieri, il “Roma” pubblicato a Napoli con l’apprezzabile pagina locale, donato da Fausto Grimaldi, il più antico “L’irpino” del 1861 o il rinomato “Don Basilio”. È da ricordare per importanza anche la collezione del giornalista avellinese Augusto Guerriero detto Ricciardetto che contiene tra gli altri “Omnibus”, “Epoca”, “Il Tempo”, “L’Irpinia Democratica” fondata con Dorso. La mediateca, sezione multimediale della biblioteca, offre l’accesso a postazioni e risorse elettroniche, prestito interbibliotecario e document delivery e l’accesso a MLOL. La sezione ragazzi raccoglie i libri per bambini e ragazzi da 0 a 14 anni e cura in modo particolare le attività di promozione alla lettura con percorsi specialistici a loro dedicati.