Tremisse aureo di Eraclio I
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OGGETTO
Tremisse aureo di Eraclio I
AUTORITÀ EMITTENTE
Impero Bizantino – Eraclio
MATERIA E TECNICA
Oro / Coniazione
PROVENIENZA
Aeclanum
ZECCA
Ravenna
DATAZIONE
610-641 sec. d.C.
MISURE
Peso: 1,49 gr.; diam. 18 mm.
RIFERIMENTO
Grella 1981, p. 236, n. 110
COLLOCAZIONE
Carcere Borbonico
SEZIONE
Irpinia
SALA
29
D/ Busto di Eraclio a destra con diadema, corazza e mantello. DN HERACLIVS PP AVG
R/ Croce potenziata. In legenda, VICTORIA AVCVSTORVN. In esergo, CONOB
Fino alla seconda metà del VII secolo i Longobardi utilizzarono la moneta che già era in uso nei territori assoggettati e coniarono pezzi di imitazione bizantina con i nomi degli imperatori dell’Impero romano d’Oriente. In particolare nell’Italia Settentrionale batterono in oro essenzialmente il tremisse, mentre nell’Italia Meridionale sia il solido che il tremisse.
Distinguere le emissioni longobarde da quelle bizantine non è sempre agevole, inoltre anche la sede di emissione è incerta.
In generale la monetazione longobarda si riconosce per alcune particolarità: le legende sono stravolte, quasi illeggibili, le figure sono rozze, il modulo della moneta è molto largo, circondato da un vasto orlo e la lamina è particolarmente sottile. Difficile immaginare una qualsiasi dimostrazione di ossequio nei confronti dell’imperatore di Bisanzio, probabilmente l’imitazione è un espediente utilizzato per far accettare la loro moneta a popolazioni che, forse, l’avrebbero rifiutata o accettata malvolentieri. Questa monetazione longobarda, di imitazione bizantina, fu attuata su due tipi di tremisse: uno con al rovescio la Vittoria di prospetto con globo crucigero, l’altro con al verso la croce latina potenziata circondata dalla legenda, utilizzato nel settentrione e, sembra in modo esclusivo, in meridione.